ECUMENISMO
Centro Ecumenico Eugenio IV
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ECUMENISMO - PRIMA INFORMAZIONE
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STRATEGIA DEI PICCOLI PASSI

Negli anni sessanta si è avuta, dopo secoli di estraneità, una ripresa dell’ecumenismo da parte dei capi delle Chiese, i quali si sono incontrati, hanno pregato insieme, si sono reciprocamente perdonati degli errori storici del passato. Oggi tutti sono convinti però che soltanto l’ecumenismo di base potrà completare quest’opera iniziata. Occorre pertanto promuovere una seria educazione ecumenica di tutti e sviluppare una strategia dei piccoli gesti, capaci di creare una mentalità nuova di accoglienza, di rispetto e di collaborazione.
Ci sembra utile allora parlare delle varie forme attraverso le quali si può attuare l’ecumenismo.
  • Convertirsi e pregare
    La forma più facile, possibile a tutti, è l’ecumenismo spirituale. Si pensi al ruolo che ha avuto in questo secolo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Essa ha inquietato le coscienze ed ha fatto capire a tutti il proprio peccato di fronte al comandamento di Gesù di conservare l’unità.
    Pregando ogni confessione è spinta a soffrire per le divisioni; ad impegnarsi per ristabilire il testamento lasciatoci dal Signore, rinunciando all’apologetica prepotente che tace le proprie colpe e riversa sugli altri le cause del male; a convertirsi a Cristo attraverso il dialogo. L’ecumenismo non è infatti la somma delle teologie diverse, ma l’adeguamento alle volontà di Dio, alla sua guida ed alla sua unità.


  • Conoscersi per amarsi
    Ancora prima di incontrarsi gli uomini si trovano ad avere fra loro atteggiamenti di rifiuto, di sospetto o di simpatia. Il card. Mercier diceva che per “unirsi bisogna amarsi, bisogna conoscersi”. Ecco perché è indispensabile guardare con simpatia chi crede in Cristo come noi o chi è in ricerca della verità. Ciò non significa cadere nel relativismo, rinunciare all’autenticità della propria Chiesa; significa solo riconoscere il grande bene che c’è in ciascuno ed astenersi, come ha insegnato Gesù, dal pronunciar giudizi sulla fedeltà reciproca al Vangelo.
    L’amore però presuppone la conoscenza: è necessario allora approfittare di tutte le occasioni per conoscere a fondo i nostri fratelli cristiani, leggendo gli articoli che troviamo nei giornali, ascoltando le trasmissioni televisive che li riguardano, parlando con loro quando ci è data la possibilità.


  • Ecumenismo del pane
    Una terza forma di ecumenismo è quella di lavorare insieme per la pace e la giustizia. Nelle Assemblee del Consiglio ecumenico di Uppsala (1968) e di Nairobi (1975) si è parlato dell’ecumenismo del pane, cioè dell’impegno dei cristiani di svolgere insieme nel mondo una testimonianza di carità. Si è parlato di Chiesa per gli altri: “il fine della Chiesa - si è detto - non è la Chiesa, né l’ecumenismo; non ha senso perciò pregare e lavorare per l’unità della Chiesa in sé. La Chiesa trova la sua unità quando si impegna per l’unità del mondo, schierandosi contro l’oppressione che crea divisione fra gli uomini”. Dobbiamo affermare, di fronte a tale prospettiva, che il pane non è il Vangelo e che il Vangelo non si riduce a pane. Tuttavia è utile questo stimolo perché aiuta a tradurre l’impegno ecumenico in servizio comune. Il decreto conciliare sull’ecumenismo afferma che quando i cristiani annunciando le realtà nelle quali si trovano uniti in Cristo, fanno un servizio al mondo. Verità e carità non sono due vie, ma una via sola, come ci insegnano gli Ortodossi quando dicono che “l’intelletto deve, per essere autentico, scendere nel cuore”.


  • Ricerca della verità
    Da ultimo c’è l’ecumenismo della verità, che non può esser messa in secondo piano nei contatti con gli altri fratelli di fede, ma neppure usata per reciproci rifiuti. Nel dialogo fra le diverse Chiese non serve a nessuno nascondere o tacere parte della verità in cui si crede perché ciò sarebbe un peccato di incoerenza. Questo però non contraddire il dovere di andare oltre le definizioni dogmatiche per interrogare la situazione storica che fa ad esse da contesto; di usare un linguaggio comprensibile anche per coloro che ci ascoltano; di distinguere la verità dalla sua formulazione storica e di fare attenzione alla gerarchia delle verità, cioè di ricondurre sempre la verità al fondamento e al centro della fede cristiana.
    Certo che l’ecumenismo della verità richiede una formazione ecumenica adeguata, da apprendere partecipando a corsi e a gruppi ecumenici, che anche nella nostra diocesi si sono negli ultimi anni avviati.


  • La formazione ecumenica
    Se in passato l’ecumenismo poteva ridursi alla preghiera, oggi esso coinvolge tutti. Anche nel nostro Veneto, per tradizione caratterizzato dall’unica religione cattolica, si incontrano appartenenti ad altre fedi, i quali vengono per turismo o per lavoro. Le trasmissioni televisive e i giornali moltiplicano i servizi informativi sulle altre fedi. È importante perciò assumere con decisione questa nuova dimensione del vivere cristiano ed acquisire allo scopo una soda formazione ecumenica. Essa è, ancora prima dello studio, la capacità di entrare nel dialogo, che richiede mentalità di accoglienza e di disponibilità, atteggiamento di comprensione dell’altro, tensione sincera verso la fedeltà alle esigenze del dono della fede da Dio ricevuto.
(G. Dal Ferro)