ECUMENISMO
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ECUMENISMO - PRIMA INFORMAZIONE
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UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA FRA LE CHIESE: CRISTO AL CENTRO

Tutti sanno che a un certo momento della storia ci si è accorti che è la terra a girare attorno al Sole e non viceversa, come prima si credeva. Ad affermare questo fu per primo Copernico. Qualche cosa di simile è avvenuto anche fra le Chiese cristiane: prima ciascuna si riteneva al centro e giudicava, polemizzava, condannava le altre; a un certo punto si è scoperto che al centro andava posto Gesù Cristo e che tutte le chiese dovevano convertirsi a lui. È incominciato così il movimento ecumenico basato sul dialogo e sul confronto, con l’obiettivo di essere sempre più fedeli a Cristo.
  • Nascita del movimento ecumenico
    L’ecumenismo del dialogo, cioè la ricerca dell’unità delle chiese cristiane dopo secoli di divisione, è nato fra i protestanti. Questi, più degli altri, avevano sperimentato la desolazione della divisione, della frammentazione. All’unità, è vero, sollecitavano alla fine del secolo scorso anche le scienze, la riflessione sui diritti umani, i movimenti socialisti. La spinta per l’avvio del movimento ecumenico è avvenuta in una Conferenza organizzata dal “Consiglio delle Missioni” ad Edimburgo (Gran Bretagna) nel 1910. Sono state le giovani chiese missionarie protestanti a ringraziare le chiese europee per l’evangelizzazione ricevuta, ma ad affermare anche: “Voi ci avete portato anche le vostre distinzioni e le vostre divisioni (...). Noi vi chiediamo di predicare il Vangelo e di lasciare a Cristo Signore di suscitare lui stesso all’interno dei nostri popoli (...) la chiesa conforme alle sue esigenze (...), libera finalmente da tutti gli ismi”.
    Da questo incontro sono sorti così due movimenti, sempre nel mondo protestante, uno intitolato “vita e azione”, l’altro “fede e costituzione”.
    Il primo, cioè il movimento “vita e azione”, si è proposto di ricercare l’unità delle varie chiese nelle attività, affermando che la “dottrina divide mentre la pratica unisce”. Allo scopo ha organizzato due grandi assemblee, una a Stoccolma (1925) e una a Oxford (1937). Esso ha il merito di aver mobilitato il mondo protestante nel servizio e nell’impegno di carità.
    Il secondo movimento “fede e costituzione” si è invece impegnato nella riflesione e nel confronto delle diversità esistenti fra le chiese sia in campo dottrinale, sia nell’organizzazione giuridica. Promosse due grandi assemblee, una a Losanna (1927) e una a Edimburgo (1937). Ebbe così il merito di mettere a nudo le divisioni esistenti nonostante le diversità; si è affermato ad Edimburgo: “noi crediamo che un’intelligenza più profonda ci condurrà verso una comprensione comune della verità così come essa è in Gesù”.
    Da questi due movimenti è uscito l’attuale movimento ecumenico. È interessante osservare che nel 1937 i due movimenti autonomamente hanno deciso di dar vita a un organismo unitario di dialogo.


  • Consiglio ecumenico delle Chiese
    Il progetto di un nuovo organismo ecumenico prende corpo soltanto nel 1948 a causa della seconda guerra mondiale. Le chiese, che avevano imparato a confrontarsi più con Cristo che fra di loro, si sono riunite ad Amsterdam (Olanda) ed hanno fondato il “Consiglio ecumenico delle Chiese”. Erano presenti all’assemblea 351 delegati, rappresentanti di 147 chiese. Alle chiese protestanti si unirono in tale occasione anche alcune chiese ortodosse.
    Nel nuovo organismo confluirono i due movimenti precedenti (“vita e azione”, “fede e costituzione”). Lo statuto approvato ad Amsterdam chiaramente precisa che il Consiglio ecumenico delle Chiese (C.E.C.) non doveva essere una super-chiesa, nè l’unica Chiesa: “è semplicemente - si dice nello statuto - un luogo in cui (...) le Chiese divise, che stimano di avere qualcosa da fare insieme per onorare la volontà del loro Signore, possono farlo”.
    Da allora in poi ogni cinque anni il “Consiglio ecumenico delle Chiese”, che ha sede a Ginevra, ha organizzato una grande assemblea di tutte le chiese ad esso aderenti. Questi incontri sono divenuti da allora in poi tappe del movimento ecumenico.
    Le prime due assemblee, tenutesi a Evanston (Stati Uniti 1954) e a Nuova Delhi (India 1961), sono importanti per il consolidamento del movimento ecumenico. Nell’assemblea di Nuova Delhi sono confluite nel Consiglio ecumenico delle Chiese anche le altre chiese ortodosse, che non avevano ancora aderito e sono iniziati i rapporti con la Chiesa cattolica; è entrato inoltre nel nuovo organismo il Consiglio delle missioni, a cui va il merito, come abbiamo visto, di aver posto per primo il problema ecumenico.
    Le successive due assemblee, quelle di Uppsala (Svezia 1968) e di Nairobi (Kenia 1975), rappresentano una apertura verso i problemi del mondo. In esse si è parlato di pace, di unità, di condanna di ogni forma di sfruttamento e di razzismo.
    L’assemblea successiva ha avuto luogo a Vancouver (Canada 1983) ed ha presentato alle Chiese un documento, preparato in precedenza a Lima (Perù) sulla fede comune delle Chiese a riguardo di tre temi fondamentali: “Battesimo, eucarestia e ministero” (BEM), affinché tutte le chiese su di esso riflettessero e inviassero osservazioni.
    Le assemblee successive si sono svolte a Camberra (1991), ad Harare (1998) e a Porto Alegre (2006). In esse è emersa la necessità di rivedere lo statuto del CEC del 1948 e di prevedere dei “forum” come assemblee per far partecipare anche la Chiesa cattolica e i Pentecostali. Questi ultimi hanno impresso all’Assemblea di Porto Alegre il carattere di festa, di celebrazione. In questi anni si sono avuti approfondimenti in Europa sul tema “Pace, giustizia e salvaguardia del creato” fra Consiglio ecumenico delle Chiese e Chiesa cattolica con speciali assemblee a Basilea (1989), a Graz (1997) e a Sibiu (2007); e una convergenza sulla Chiesa come koinonia si è avuta nell’assemblea di Fede e costituzione di Santiago di Compostela (1993).


  • Chiesa cattolica e Consiglio ecumenico delle Chiese
    Ci si chiederà: la Chiesa cattolica perché non fa parte del Consiglio ecumenico delle Chiese?
    L’argomento è stato approfondito da un gruppo di lavoro misto fra Chiesa cattolica e Consiglio ecumenico delle Chiese nel 1965. Dai lavori è risultato che niente ostacolerebbe dal punto di vista teologico tale ingresso, essendo il Consiglio ecumenico delle Chiese solo un luogo di dialogo ed essendo unico il movimento ecumenico. Le difficoltà sono di ordine pratico: la Chiesa cattolica è unica in tutto il mondo e le Chiese protestanti divise a seconda delle nazioni; la Chiesa cattolica quantitativamente supera tutte le altre Chiese insieme; la Chiesa cattolica con le sue decisioni impegna tutti i fedeli a differenza delle chiese protestanti. Si è preferito perciò da ambo le parti una collaborazione esterna, che è molto intensa. Quello però che è molto positivo è che nel nostro secolo le Chiese cristiane, memori del testamento d’amore di Cristo che chiedeva l’unità, hanno intrapreso un cammino inverso, orientato non più alla divisione ma all’unità.
    C’è un brano scritto nell’assemblea di Nuova Delhi (1961), al quale dovremmo spesso ritornare perché descrive con precisione l’obiettivo dell’ecumenismo: “Noi crediamo che l’unità, che è insieme un dono di Dio e la sua volontà per la sua Chiesa, si manifesta quando tutti coloro che, in un medesimo luogo, sono battezzati in Gesù Cristo e lo confessano come Signore e Salvatore, sono condotti dallo Spirito Santo a formare una comunità totalmente impegnata, confessando la stessa fede apostolica, predicando l’unico Vangelo, spezzando l’unico pane, unendosi in preghiera comune, in vista di vita comunitaria che si irradia nella testimonianza e nel servizio verso tutti”.
(G. Dal Ferro)